lunedì 20 novembre 2017

Chiacchierata con Paula Hawkins su "Dentro l'acqua", le donne e la scrittura

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Oggi il blog ha un'ospite, speciale, anzi specialissima: Paula Hawkins, l'autrice che ha conquistato i lettori di tutto il mondo con "La ragazza del treno" prima e con "Dentro l'acqua" dopo:
Quando il corpo di sua sorella Nel viene trovato in fondo al fiume di Beckford, nel nord dell'Inghilterra, Julia Abbott è costretta a fare ciò che non avrebbe mai voluto: mettere di nuovo piede nella soffocante cittadina della loro adolescenza, un luogo da cui i suoi ricordi, spezzati, confusi, a volte ambigui, l'hanno sempre tenuta lontana. Ma adesso che Nel è morta, è il momento di tornare. Di tutte le cose che Julia sa, o pensa di sapere, di sua sorella, ce n'è solo una di cui è certa davvero: Nel non si sarebbe mai buttata. Era ossessionata da quel fiume, e da tutte le donne che, negli anni, vi hanno trovato la fine - donne "scomode", difficili, come lei -, ma mai e poi mai le avrebbe seguite. Allora qual è il segreto che l'ha trascinata con sé dentro l'acqua? E perché Julia, adesso, ha così tanta paura di essere lì, nei luoghi del suo passato? La verità, sfuggente come l'acqua, è difficile da scoprire a Beckford: è sepolta sul fondo del fiume, negli sguardi bassi dei suoi abitanti, nelle loro vite intrecciate in cui nulla è come sembra.

Tre giornalisti, due blogger e mezz'ora di tempo per scoprire qualcosa di più sull'autrice che più di ogni altra ha saputo dar voce alle paure di ogni donna, conquistando nel mentre anche il pubblico maschile. Ecco cosa ci ha raccontato!

Nel tuo ultimo romanzo, "Dentro l'acqua" ho trovato che uno dei protagonisti - e a modo suo anche una delle voci narranti - fosse proprio l'acqua. Un elemento naturale, che ha però mille sfaccettature esattamente come la personalità di un individuo. È un'acqua che abbraccia, circonda e dà la vita, ma che può anche toglierla, che nasconde e in cui un corpo può sprofondare, ma attraverso la quale possiamo vedere la verità e che, soprattutto, prima o poi riporta a galla.
C'è stato un lavoro in questo senso, per rendere l'acqua un elemento così vivo e presente nella storia, o è qualcosa di cui ti sei resa conto durante la scrittura?
Sapevo sin dall'inizio che l'acqua avrebbe avuto un ruolo molto importante all'interno della storia, così come sapevo che al centro di tutto ci sarebbe stato il rapporto complicate tra Nel e Jules.
Il fiume ha molte funzioni, nell'economia del romanzo: attraversa la città, e divide inevitabilmente le persone, ed è il luogo in cui avvengono quasi tutti gli avvenimenti cruciali, positivi o negativi che siano, anche pensando al passato che racconto attraverso dei brevi flashback.
Come hai sottolineato, però, non si tratta solo di questo. Tutti abbiamo il nostro personale rapporto con l'acqua: chi ne è affascinato, chi ne ha paura, chi ci si sente a suo agio, chi la trova pericolosa.
L'acqua può cambiare umore, esattamente come un essere umano, ed essere arrabbiata, lunatica, in pace, ed è stato divertente trattare un elemento naturale alla stregua di un vero e proprio personaggio.
È qualcosa che avevo già abbozzato in "La ragazza del treno", dove il treno era ciò che trasportava letteralmente il lettore attraverso il libro, ed è qualcosa che mi piace avere nei miei libri.

Come lavori alla costruzione dei tuoi personaggi, soprattutto pensando a quelli femminili, e cosa della tua idea di femminilità finisce sulla carta?
Pensando allo sviluppo dei personaggi, quando ho scritto "La ragazza del treno" avevo tre personaggi principali, mentre con "Dentro l'acqua" mi sono trovata a tratteggiarne undici. Entrambe le scelte erano funzionali alla storia che volevo raccontare: non c'era nulla di pianificato.
Undici voci narranti sono tante, ma mi servivano per avere una prospettiva abbastanza ampia: questo libro parla delle storie che raccontiamo a noi stessi, alla nostra famiglia, ai nostri amici e alla comunità in cui viviamo, e volevo che ognuno potesse raccontare la sua al lettore.
Le donne sono al centro dei miei romanzi, perchè sono interessata a indagare e raccontare il loro ruolo nella società e le sfide che devono affrontare: saranno sempre al centro delle mie storie, credo.
I miei personaggi non sono mai buoni o cattivi, amo costruirne di danneggiati, magari anche un po' compromessi, e difficili.
Credo che il successo dei miei libri dipenda anche da questo: pensando a Rachel in "La ragazza del treno", non tutti l'hanno amata (anche perchè la donna è un disastro e di sicuro non facilmente apprezzabile) ma tutti ne sono stati affascinati. Nella sua imperfezione e nelle sue paure, però, è simile a tutti noi, e in questo le lettrici si sono ritrovate.

E proprio partendo da Rachel, pensando poi alle altre donne che popolano i tuoi romanzi, è impossibile non notare quanto molte di loro vivano momenti o situazioni di abuso, di violenza, per poi arrivare a una chiusura e a un momento di risoluzione/redenzione finale.
In questo senso c'è anche un intento sociale, la voglia di veicolare il messaggio che c'è ancora molto da fare per quanto riguarda il rapporto tra uomini e donne, e il supporto che queste ultime ricevono se vittime di violenza?
Sì e no. Non mi siedo alla mia scrivania pensando "ora inizio un romanzo riguardo la violenza sulle donne", ma ovviamente questi argomenti sono al centro delle mie preoccupazioni: finisco per parlarne perchè mi interessano, e perchè inevitabilmente se parli di donne e di crimine finirai a parlare di un qualche tipo di violenza.
"Dentro l'acqua" sembra un romanzo d'attualità, in questi giorni, pensando al caso Weinstein - che è ovviamente esploso diversi mesi dopo la stesura e l'uscita del libro, ma questo va proprio a dimostrare quanto quest'argomento sia cruciale, e quanto sia vitale affrontarlo portando soluzioni concrete.
Le donne faticano a raccontare la violenza: vengono da sempre incoraggiate a tacere, a mandare giù e passare oltre, quasi fosse motivo di vergogna. Ma forse le cose stanno finalmente cambiando.

E sono sicuramente le donne, le protagoniste dei tuoi libri, capaci di conquistare anche il pubblico maschile. Come si costruisce un personaggio femminile con il quale anche un lettore maschile riesca ad empatizzare, e come si fa a farlo così bene?
Non credo che ci sia una formula magica: per me la parte più importante di un romanzo sono i personaggi e la loro costruzione. Parto da loro, dalla loro storia.
Devi vivere con loro per un po', immedesimarti in loro e pensare "come risponderebbe a questa domanda?" o "come si comporterebbe in questa situazione?"
È importantissimo evitare i clichè, devi offrire al lettore personaggi che sembrino veri e per farlo bisogna studiarli con attenzione, osservarli, farli propri e solo dopo metterli sulla carta.
In loro dev'esserci qualcosa che permetta al lettore di identificarsi in loro, nel bene e nel male: molti si sono rivisti in Rachel anche senza essere divorziati o alcolisti, per esempio, perchè in lei hanno rivisto le proprie paure o un proprio momento difficile.
L'intervista volante non ci ha dato il tempo di scattare foto MA l'autrice ha poi
raccontato i suoi romanzi al Teatro Elfo Puccini insieme a Matteo Strukul, e lì
il tempo di scattare c'era XD
È stata una splendida chiusura per questa edizione di BookCity, che mi ha permesso di incontrare tra gli altri anche l'autrice rockstar degli ultimi tre anni (Paula Hawkins ha venduto più di venti milioni di copie in tutto il mondo). Grazie a Piemme per la splendida opportunità!

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

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